da Torre Colimena a Capo San Vito e, passando dalle Isole Cheradi, dalla riserva naturale biogenetica di Stornara fino a Ginosa, il Mare di Cristallo è a Taranto
(photo credits: Maria Mancone)
Ignoriamo il motivo per cui così poco se ne parla, ma qui, in provincia di Taranto, il Mare di Cristallo è una dolce realtà, i cui colori e profumi incantano grandi e piccoli turisti che qui si lasciano rapire dalla voglia irrinunciabile di un tuffo dove l’acqua è più blu.
Qui a Taranto le opinioni lasciano il posto alle grandi certezze di un mare in gran parte incontaminato che accarezza spiagge solitarie e mai monotone per via del susseguirsi continuo di rocce a sabbie bianchissime oppure color oro come la pietra arenaria che le caratterizza sin dalla notte dei tempi.
A far da sentinelle a questo immenso Mare di Cristallo in quel di Taranto vi sono innumerevoli torri che nel ‘500 furono ordinate dall’imperatore Carlo V ai suoi vicerè del Regno di Napoli per difendere le coste dagli assalti dei turchi.
Anticamente abitate da un torriero e da qualche archibugiero, le torri comunicavano per mezzo di fuochi, fumi e campane con i “cavallari”, guardiani scelti dall’esercito spagnolo posti a circa 2 km da esse.
Al primo segnale, i “cavallari” partivano al galoppo per avvertire del pericolo le popolazioni circostanti. Una torre di queste è anche il nome del borgo marinaro sito nei pressi di Avetrana: Torre Colimena.
In questa torre, ancora splendidamente conservata, possiamo ammirare persino l’antico forno e l’incantevole terrazza sul Mare di Cristallo.
photo credits: torrecolimena.net
Si prosegue poi verso Torre Ovo passando per la Salina dei Monaci, oggi un’oasi protetta che nel 1172 ospitava la fabbrica del sale e una piccola cappella affrescata dedicata alla Madonna del Carmelo. In quest’oasi viene a nidificare il fenicottero rosa e il raro Cavaliere d’Italia, un uccello dalle lunghe zampe rosse.
Procedendo dunque verso Torre Ovo, questo Mare di Cristallo è così pulito che, in autunno, le sue spiagge si riempiono di Posidonia Oceanica, una’alga verde a foglie lamellari di cui sono pieni i fondali marini.
La Posidonia è infatti presente solo dove il mare è pulito e dunque dove la luce arriva più a fondo.
Lungo questo tragitto si ammirano ampie dune di sabbia e le più belle si trovano in prossimità del fiume Chidro per via dei ginepri, del mirto, delle tamerici, degli alberi di lentisco che le adornano e che vanno a formare la vasta macchia mediterranea tanto decantata. All’interno della “macchia” si scoprono altre bellissime piante quali il fico degli Ottentotti, alias unghie del diavolo, l’agave e, sempre più raro, l’intenso giglio marino.
Da non perdere assolutamente un bagno nelle fredde acque del fiume Chidro provenienti dai paleofiumi sotterranei che, attraversando la Murgia carsica, sfociano nel Golfo di Taranto. Il fiume Chidro è in zona San Pietro in Bevagne.
Sempre qui, a 6 metri di profondità nel Mare di Cristallo e, a 100 mt dalla foce del fiume, è possibile ammirare i 23 sarcofagi in marmo inabissatesi qui nel III secolo d.C. Data la loro pesantezza, nessuno è riuscito a farle riemergere.
Giunti a Torre Ovo dopo un susseguirsi di spiagge, calette, promontori e dune ricoperte da timo ed altre piante selvatiche profumatissime, si può ammirare l‘antica tonnara ove ancora pare di udire le grida di lavoro e di mattanza quando i tonni venivano portati qui per il tramite di speciali reti ancorate ai fondali con enormi ancora che giacciono ancora lì.
La tonnara è proprio sotto la torre che ha dato il nome ai luoghi.
Si narra che i pescatori dormissero nelle grotte naturali presenti in quest’insenatura a forma d’uovo. Questo tratto di mare ospitava l’accogliente porto greco-romano le cui testimonianze, rappresentate da grossi massi calcarei con su impresso persino il marchio di cava in lettere greche, giacciono in mare.
Al largo di Torre Ovo, a 7 metri di profondità nel Mare di Cristallo, vi è la famosa foresta pietrificata, di cui nessuno sa spiegarne la natura o l’esistenza.
Si prosegue così per molti chilometri sino a Capo San Vito, alle porte della città di Taranto, tra panorami mai monotoni, acque chiare e cristalline, tanta macchia mediterranea e dune lussureggianti di macchia mediterranea.
Giunti proprio a San Vito, vi è il faro della Marina Militare la cui luce attira sguardi curiosi persino scendendo dalle lontane colline di Martina Franca, distanti da qui circa 30 km.
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A meno di mezz’ora imbarcarcati da Taranto, si possono raggiungere le Isole Cheradi che D’Acquino, alla fine del 600, chiamò Electrides, intendendo con il significato dire “ciò che risplende” forse perché le folte foreste di alberi bituminosi generavano l’Ambra (Electro) che nei lidi tarantini esisteva di finissima qualità; vennero anche chiamate “Auree” forse per il corallo che rendeva preziosi i mari circostanti e nella prima metà del 1900 coesistevano coesistono i toponimi “Coradi e Chèradi”.
L’Isola di San Pietro è la più grande delle Cheradi. Verso la fine del XVIII secolo Napoleone, per supportare la sua campagna in Egitto, fece fortificare la città di Taranto e l’Isola di San Paolo.
Dopo l’unificazione dell’Italia, Taranto fu scelta come base navale e sede dell’Arsenale Navale e le isole divennero il cardine della difesa del porto. L’altra isola delle due è San Paolo (Fonte: fondazionemichelagnoli.it).
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In direzione delle coste di Ginosa e Castellaneta, si rimarrà certamente sorpresi dalla straordinaria bellezza della riserva naturale biogenetica di Stornara di pino d’Aleppo che, prima di diventare tale, veniva intensamente sfruttata per l’estrazione della resina e per l’esercizio del pascolo.
Qui, tra i numerosi pini d’Aleppo, vi sono anche zone umide quali il lago Salinella, lago costiero retrodunale che occupa l’alveo fossile del fiume Bradano che un tempo deviò il suo corso a seguito di fenomeni di tipo tettonico.
Contornato da un vasto canneto ed altre specie palustri, è meta privilegiata di diverse specie di avifauna migratoria quali: gabbiano reale, airone cinerino, folaga, gallinella d’acqua, migliarino di palude.
E infine giungiamo a Ginosa Marina e Castellaneta Marina, dove ci accolgono oltre 3500 ettari di splendide pinete in seno ad un’area naturale protetta in quanto la zona è un riconosciuto sito di importanza comunitaria che oggi viene tutelata con Legge Regionale della Puglia nr. 19 del 24 Luglio 1997.
Si estende fino a qui anche il piccolo il lago Salinella, sulle cui rive è presente un’antica torre costiera risalente al XVI secolo nota con il nome Torre Mattoni.
A questo punto, dallo splendido Mare di Cristallo, è possibile risalire dalle coste e immergersi in quel piccolo grande paradiso de le Gravine, rocce scavate da antichi fiumi che hanno ceduto il posto ad una natura lussureggiante e magica.
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